Fine Anno. Tempo di Bilanci

In queste ore il web pullula di bilanci e resoconti di questo anno ormai agli sgoccioli. Il giubileo della Misericordia, i numeri di Facebook e quello dei visitatori dell’Expò, la nascita della Principessina di Cambrige, i primati della Cristoforetti; i matrimoni da mille e una notte, i divorzi eccellenti, il vincitore dell’ultimo festival di Sanremo, il film con maggiori incassi al Cinema, lo scudetto meritato e il primo posto motoGp illegittimamente derubato; il Premio Nobel, il Premio Oscar e i politici che non conoscono la differenza e twittano orgogliosamente castronerie da Premio Pernacchia; il gossip che diventa materia da TG e la cronaca nera che si trasforma maldestramente in gossip per riempire i vuoti di senso di lunghi pomeriggi televisivi.
L’annuale sfilata dei buoni e dei cattivi, dei campioni e dei perdenti, dei promossi e dei bocciati è stata ufficialmente inaugurata. Come resistere alla tentazione di stilare una classifica tutta personale? Perché ogni momento è un’occasione buona per cedere alla tentazione di dividere il mondo in compartimenti stagni e auto – includersi nella categoria più ambìta; per convincersi che ad essere sbagliati, inconcludenti e matti, siano sempre gli altri; per ricordarsi che nello stilare l’elenco dei buoni propositi per il prossimo anno bisognerà ripromettersi di fidarsi, affidarsi e confidarsi di meno; respingere invidie e responsabilità, ipocrisie e consapevolezze. Bilanci personali costruiti attraverso complesse operazioni di addizioni e sottrazioni, dove i conti non tornano mai e le principali regole della matematica vengono sovvertite. Crediti, perdite, debiti e conti in sospeso si amalgamano e confondono senza mai trovare la giusta collocazione. Perché i bilanci personali di fine anno, costringono a rimettere in tavola tutte le carte del gioco, a lasciar cadere il velo di Maya e a guardare oltre le difese acquistate a saldo l’anno precedente.
C’è allora chi preferirà volgere lo sguardo altrove, verso la prima webcam a portata di naso e abbandonarsi ad un altro selfie da postare sui social, con l’albero sfavillante sullo sfondo e una coppa di champagne comprato a rate nell’altra mano. E chi invece troverà il coraggio e l’entusiasmo di rifare i calcoli e ripercorrere il tratto di vita, che per convenzione, si sta per lasciare alle spalle. Ripensare agli tsunami che hanno rischiato di travolgere la propria esistenza e all’abilità con cui si è riusciti a restare a galla; alle ginocchia sbucciate che hanno insegnato a rallentare e agli obiettivi agognati per cui valeva la pena correre; ai piccoli gesti inaspettati che hanno raddrizzato una giornata storta e alle grandi attese disattese, con quel retrogusto amaro che ricorda quanto anche i migliori pronostici possano rivelarsi terribilmente sbagliati; alle offese immeritate, a quelle restituite con gli interessi e a quelle riposte nella cantina della propria mente, accanto alla bottiglia di Primitivo da stappare alla prima occasione giusta; ai pregiudizi e ai preconcetti costruiti ad arte per difendersi dalle proprie paure e alle confortanti bugie che hanno preso il posto delle scomode verità.
Perché ai bilanci personali di fine anno bisognerebbe concedere il lusso di essere autentici con tutte le loro scalfitture e perdonabili imperfezioni, piuttosto che artefatti e senza vizi di forma. Perché la differenza tra “vero” e “verosimile” copre la stessa distanza che intercorre tra “possibile” e “probabile”. Perché, in fin dei conti, la vera trasgressione di fine anno risiede proprio nel coraggio di essere se stessi. Al di la degli steccati imposti e del conformismo di circostanza. Al di fuori delle maschere subite e dai ruoli preconfezionati.  “La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l’estraneo siete voi” scriveva Pirandello in Uno Nessuno e Centomila”: e allora bisognerebbe scongiurare il rischio che ritrovarsi soli con se stessi possa suscitare imbarazzo e obbligare a inutili convenevoli!
Che i vostri bilanci di fine anno abbiano allora la forma che desiderate e i colori che più vi aggradano. Che siano intessuti con stoffe pregiate o avvolti in ingialliti fogli di giornale. Che siano sobri o sfavillanti. Seducenti o impacciati. Ciò che più conta è che siano autentici: non c’è nessun regalo migliore che possiate farvi, che concedervi il lusso di amare le vostre imperfezioni. Perché sarà pure fuori moda e forse anche un pò vintage, ma non c’è nulla di male ad essere Normale!

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