Elogio della Fragilità

Fragilità è una parola ricoperta di sospetto che a volte desta preoccupazione, altre paura, altre ancora vergogna. E’ un contenitore di lacrime trattenute e bisogni soffocati. Nel setting clinico spesso si fa fatica a stanarla e a convincerla che c’è un posto d’onore a lei riservato perchè teme di essere confusa con la più volgare debolezza. Non di rado chi vive un dolore intenso o sta combattendo una battaglia di vita particolarmente impegnativa, teme di deludere chi lo circonda, ha paura di non apparire abbastanza “forte” agli occhi di chi lo stima. E’ in fondo spaventato dalla sensazione di scoprirsi diverso da quello che credeva. “È la vita di ciascuno di noi, quando sia ferita dal dolore, a risuonare di armonia e di follia” come dice Eugenio Borgna, uno dei più rinomati e stimati psichiatri italiani. “La vita può essere tutt’altro che felice, se non è accompagnata dalla ricchezza umana di certe ferite ardenti spesso considerate patologiche, come il segno di qualcosa da normalizzare frettolosamente”.
La vertigine della perdita di equilibrio depurata dalle sue connotazioni prettamente patologiche e intesa come l’ultimo rifugio di una mente sopraffatta dal dolore. Un rifugio in cui è però possibile ritrovare se stessi e trasformare il fuoco di una ferita in una rigenerante possibilità di rinascita. Una visione della sofferenza umana lontana dai paradigmi trionfanti di questa nostra epoca che, come dice ancora il Professore, “ci vede gli uni estranei agli altri, intimoriti e infastiditi dalla fragilità, che pure è una possibilità umana dotata di senso”. Ecco: una possibilità umana dotata di senso, non un fastidioso inestetismo da nascondere dietro una maschera di ipocrisia e cerone.

Il Valore dell’Autenticità

La fragilità permette l’accesso a quella parte di se che non sente la necessità di nascondersi dietro le maschere imposte dalle convenzioni sociali e dalle aspettative altrui. Quella parte che non teme di fare i conti con la propria Ombra e con i tentativi di integrarla nell’Io. Abbandonare le maschere è doloroso e comporta una profonda riorganizzazione dell’immagine che abbiamo di noi stessi. Soprattutto, è un percorso di continua crescita interiore, di fatto senza un ultimo capitolo, in cui si imparano ad accettare anche i lati meno piacevoli di se stessi e si impara a costruire un’immagine più realistica di quella idealizzata e perfetta che ci piacerebbe tanto indossare! Accettando anche e soprattutto il fatto ineluttabile che per gli altri saremo sempre “Uno Nessuno e Centomila”. Per questo prima di uscire sarebbe utile guardarsi nello specchio dell’ingresso e controllare che i pensieri siano in disordine e le idee sufficientemente spettinate. E le rughe ben visibili in modo da raccontare tutti i sorrisi che la vita ha donato e le notti insonni e le risate a squarciagola e i falò al chiaro di luna, quando si fa l’amore fidandosi di un per sempre che dura il tempo di un sospiro. Soprattutto assicurarsi che il rimmel sveli il percorso delle lacrime versate perché le battaglie vinte meritato di essere onorate. E poi rifuggire il conformismo e rivendicare con orgoglio la propria conquistata imperfezione. Lasciando che i dubbi ricadano morbidi sulle spalle, consapevoli che chi ha troppe certezze di solito ha anche poca fantasia.

Il Lusso di volersi bene

Il dolore ci attraversa tutti come la gioia, la sorpresa, l’incredulità, il piacere. Nessuna vita ha l’onore di esserne esonerata. non esistono sconti  o compromessi e non è vero che porti sempre con se una lezione magistrale perchè se davvero la sofferenza impartisse lezioni, il mondo sarebbe popolato da soli saggi. E invece il dolore non ha nulla da insegnare a chi non trova il coraggio e la forza di starlo ad ascoltare. A chi teme di familiarizzare con la propria fragilità. Volersi bene in fondo è il lusso più grande che ci si possa concedere perchè rappresenta la pacifica conciliazione con le proprie paure e imperfezioni. E costituisce il primo passo per conquistare ciò che davvero si merita senza accontentarsi di ciò che è solo fortuitamente a portata di mano. Qualunque ferita segreta, per quanto mascherata da sorrisi o occultata sotto strati di cerone, continuerà a bruciare se ci si ostinerà ad alzare il volume dei propri pensieri più indisciplinati pur di ignorarne la presenza. La sofferenza insegna solo se accompagnata dalla forza di elaborarla, dal coraggio di non lasciarsene sopraffare e dal desiderio di restare vulnerabili. In fin dei conti, ci si scopre più forti proprio nei punti in cui ci si è spezzati, quelli ricuciti con la consapevolezza che restare vulnerabili è uno dei tanti modi di volersi bene.

9 pensieri su “Elogio della Fragilità

  1. E’ così bello scoprire che possiamo essere fragili senza essere deboli, che possiamo concederci “il lusso di volerci bene” accettando ogni nostra emozione e sfaccettatura. Grazie per avercelo ricordato in modo così efficace, chiaro e nello stesso tempo tenero.

    "Mi piace"

  2. Pingback: Il valore dell'autenticità - ritrattopopart

  3. Pingback: Elogio della Fragilità | Psicofisico

Scrivi una risposta a Dario Cancella risposta